Crisis In Six Scenes: alla fine vale la pena vederlo

by Max
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Crisis In Six Scenes

New York, anni sessanta. Crisis In Six Scenes narra le vicende di Sidney Munsinger (Woody Allen) e Kay Munsinger (Elaine May) un’anziana coppia di coniugi che, anziché perdersi tra nipotini, partite a carte e consigli ai muratori di turno, preferiscono annoiarsi a vicenda. Non è proprio vero, il Signor Sidney è una noia mortale – il classico alter ego di Allen, nichilista e rompiscatole, ma tremendamente adorabile – mentre la moglie Kay è una fanciulla intrappolata in un corpo da settantenne. Ha il suo club del libro al giovedì, è una psicologa praticante con pazienti molto pittoreschi e si interessa anche di politica.

Crisis In Six Scenes dipinge un quadro americano borghesuccio anni ’60, in piena Guerra del Vietnam, tra le impopolari sparate di Nixon e i traballanti risultati bellici, dove la vita di due pensionati annoiati viene stravolta, d’improvviso.

Allen sposa un progetto nuovo e complicato. E li viene (quasi) bene.

La ricercata Lennie Dale (Miley Cyrus) sbuca nelle loro vite, diciamo.. corredandole con un po’ di sana follia.
La trama è molto interessante e, grazie a puntate di 25 minuti, tiene bene la tensione. L’impressione tuttavia è che spesso i personaggi, specie Allen e May, siano in piena improvvisazione, ma c’è talmente tanto materiale sul fuoco che purtroppo qualcosa viene raccolto un po’ troppo al sangue. Mettiamola così.

Crisis In Six Scenes

Filosofe da salotto, odiano la guerra, odiano i comunisti ma soprattutto chi li tocca il cagnolino.

Curiosamente il personaggio meno riuscito è proprio quello di Allen, tanto che ad un certo punto sposeresti qualunque causa rivoluzionaria, indosseresti pure la cintura esplosiva, piuttosto di sentire l’ennesima lagna che ha da strimpellarti nell’orecchio.

Gli attori di contorno non convincono appieno, ne la debuttante nel cinema di qualità Miley Cyrus, ne il semisconosciuto John Magaro. Insomma non è certo un il miglior lavoro di Allen, come quelli a cui ci ha fortunatamente recentemente abituato (come per esempio Cafe Society) ma è un esperimento che i fan non potranno che accettare. Magari non proprio apprezzare.

Crisis In Six Scenes è da vedere, ma non per Allen

Nonostante le parole dello stesso regista “mai più una serie tv, e anzi non guardatela neanche”, il prodotto Amazon è di buona qualità, e visti gli ingredienti sarebbe veramente difficile fare male. Rispetto ai suoi ultimi film c’è molta critica, non solo verso la società americana, ma anche verso l’uomo occidentale. L’inserimento del motivo terroristico è molto ben riuscito, così come quello della critica verso la mentalità benpensante che tanto parla e ben poco assolve.

Crisis In Six ScenesChiudila dentro Woody!

L’ultima puntata salva appieno l’intera serie, che si può tranquillamente vedere tutta d’un fiato come un film da due ore, piena di colpi di scena quasi surreali ma molto azzeccati. Insomma, Crisis In Six Scenes alla fine vale la pena.

Consigliato a: Senz’altro non piacerà a tutti, neppure agli amanti di Allen, ma in due ore lo finite e possiede indubbi spunti interessanti.

Trailer:

Dove recuperarlo:

In abbonamento: Amazon Prime Video

Cosa dice la critica:

IMDb: 6,7/10

Rotten Tomatoes: 54%

Totale
7/10
7/10
  • Trama - 8/10
    8/10
  • Realizzazione - 6/10
    6/10
  • Impatto - 7/10
    7/10
User Review
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