The Orphanage (2007): l’orrore dell’abbandono

by Rosario
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the orphanage

A dieci anni dall’uscita nelle sale in Spagna, The Orphanage non ha ancora tracce di rughe. Le chiavi dell’orfanotrofio, che fa bene a custodire, danno l’accesso a un’opera che ruota attorno al perno dell’abbandono. Siamo di fronte al Peter Pan del genere horror, ma in questo caso i bambini, pur volendolo, non possono invecchiare.

Sono trascorsi molti anni da quando Laura giocava con altri bambini della sua età in un orfanotrofio. Ora ne ha 36, è sposata e ha un figlio adottivo, Simòn. L’idea è quella di trasformare la sua dimora d’infanzia in una casa-famiglia. Scoprirà ben presto che le lacrime del passato possono tornare, mascherate da apparenti risate. In fondo, sono solo bambini…

Io non diventerò vecchio, non crescerò. Io sono come i miei nuovi amici.

Simòn è un bambino affetto da HIV. Ha dalla sua parte un padre e una madre affettuosi. A suo sfavore il fatto di non essere compreso. Fin dall’arrivo nella nuova casa, fa conoscenza con amici che solo lui è in grado di vedere. Diventeranno gli unici compagni di gioco, al punto da allarmare i genitori. Tra questi “amici invisibili”, uno di loro gli rivela addirittura il fatto di essere adottato.
Mentre i pomeriggi scorrono fra cacce al tesoro e passeggiate in spiaggia, i genitori si preparano a trasformare l’orfanotrofio nella casa-famiglia che sono intenzionati a gestire, per prendersi cura di bambini affetti da Sindrome di Down. All’appello non manca nessuno. Un attimo… dov’è Simòn?

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The Orphanage è un’opera che ruota attorno al perno dell’abbandono.

Partendo dal presupposto che l’intero film è girato all’interno di un orfanotrofio, The Orphanage riesce a veicolare il tema dell’abbandono in diverse vie. La prima è di sicuro l’incomprensione nei confronti di Simòn. Come accade spesso anche nella realtà, quelle che sono le convinzioni di un infante, fanno parte unicamente del suo mondo, permeando raramente nella razionalità dei genitori. Se aggiungiamo il fatto che del passato del bambino conosciamo ben poco, e che presto verrà dato per disperso, il tema ci appare chiaro fin dall’inizio.

La seconda via è quella che incontra l’abbandono a cui è soggetta la madre. Il marito, con un background da medico, dopo la scomparsa del figlio ha un approccio “scientifico” e razionale. La moglie, invece, tenterà di affacciarsi ad ogni metodo possibile, sforando nel paranormale. Ciò la porterà inevitabilmente ad essere, al pari del figlio nei minuti iniziali, incompresa e isolata.

La terza via potrebbe essere definita, senza troppe pretese, il nucleo del film. Questa, nel caso non aveste ancora visto la pellicola, la lascerò scoprire a voi.

Ah, non vi preoccupate, finora non ho assolutamente spoilerato nulla.

6 premi Goya su 14 candidature

Prodotto da Guillermo del Toro – regista di affermato successo, di cui ricordiamo La spina del diavolo, Il labirinto del fauno e Crimson Peak – e diretto da Juan Antonio Bayona, il film ha vinto 6 premi Goya su 14 candidature, tra cui Miglior regista esordiente e Miglior sceneggiatura originale.

La pellicola è inoltre disponibile su Netflix.

TRAILER IN ITALIANO

CRITICA

Rotten Tomatoes: 87% (pubblico: 86%)
IMDb: 7,5/10

Titolo italiano: The Orphanage

Totale
7.8/10
7.8/10
  • Trama - 7/10
    7/10
  • Realizzazione - 7.5/10
    7.5/10
  • Impatto - 9/10
    9/10

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