Emma. (2020): ironia e femminismo by Austen

In linea con la tendenza degli ultimi anni di esaltare le eroine femminili, Emma è uno dei personaggi della Austen più famosi, seconda solo all’iconica Elizabeth Bennet di Orgoglio e Pregiudizio. Due infatti le trasposizioni a lei dedicate prima di questa (quella del 1996 con Gwyneth Paltrow e la miniserie della BBC del 2009 che valse una nomination ai Golden Globe alla sua interprete, Romola Garai).

Anya Taylor-Joy, ormai sulla cresta dell’onda per la sua interpretazione nella serie tv La Regina degli Scacchi, si dimostra qui una delle attrici più talentuose del panorama cinematografico odierno, conferendo ad Emma l’altezzosità e l’ingenuità tipiche delle giovani donne dell’epoca, in un ruolo che le è valso la candidatura agli ultimi Golden Globe.

A fare da spalla alla giovane Emma arriverà ben presto la dolce Harriet Smith, interpretata da Mia Goth (La Cura dal Benessere), che la protagonista prenderà sotto la propria ala, arrivando a compiere atti egoistici pur di non farla andare via dalla propria vita.

La tematica femminista, infine, non risulta stucchevole o forzata, e garantita dal fatto che la disponibilità economica di Emma le permette di essere esentata da un matrimonio d’interesse, in favore della ricerca di quell’amore puro e semplice che molte sue coetanee purtroppo non avrebbero potuto permettersi.

Come dice lei stessa infatti: “Ritengo che poche donne maritate siano tanto padrone della casa del marito, quanto lo sono io di Hartfield”.