Pink Floyd The Wall (1982): dall’autoannientamento alla rinascita

by Jacopo
0 commento
pink floyd the wall

Pink Floyd The Wall è un film musicale del 1982 diretto da Alan Parker (regista anche di “Fame” alias “Saranno famosi”) ed interpretato da Bob Geldof (musicista e giornalista musicale impegnato a migliorare le condizioni sociali dell’Africa con vari progetti).

È in pratica un “film di formazione“, in cui assistiamo alle varie fasi di crescita del protagonista. Dal senso di solitudine dell’infanzia all’apatia dell’età adulta; dall’autoannientamento alla difficile rinascita.

Un protagonista con un’infanzia complessa. Una madre oppressiva ed ossessiva, un padre assente. La scuola, emblema della perversione, invece che salvaguardare la crescita amplia ancora di più quel senso di smarrimento e solitudine. 

Poi arriva la fama, ad attenuare i problemi quotidiani come una droga socialmente accettata e osannata. Però tutto torna com’era prima che lo si dimenticasse. Il passato chiede risposta, ed il futuro attende un verdetto. 

“Il coraggio di cambiare”

Nel mezzo di questa morsa temporale si può tentare di disertare. I famosi suicidi di Hollywood che ancora ci perseguitano stroncano una fiaba che non ci ha mai convinto del tutto. Muri personali diventati per qualcuno una prigione senza più un’uscita. L’unico modo per non farsi sopraffare è raccontarli.

“Pink Floyd The Wall è un’opera eclettica, che racchiude in sé delle profonde denunce sociali in chiave surrealista”

Il progetto dei Pink Floyd, inizialmente discografico, ha permesso una notevole serie di possibili interpretazioni. Quando lo si guarda/ascolta ci si sente smarriti, incuriositi, perplessi ma stranamente coinvolti. 

Le tematiche affrontate sono così dense che appare ancora oggi concettualmente attuale: scuola, famiglia, violenza, fama, dolore, rabbia, apatia, morte, rinascita. 

La trama del film – che poi è quella anche dell’album – è circolare. Ci fa intendere che qualsiasi processo di crescita, una volta completato, è destinato a ricominciare da capo. Alla fine del film i mattoni sparsi di quel muro, sia metaforico che fisico, vengono lentamente rimessi assieme; lasciandoci intendere che verrà ricostruito. Quello che può cambiare è la consapevolezza; migliore, si spera. 

“La simbologia del muro”

pink floyd the wall

 

Ma cosa rappresenta il muro? L’impermeabilità che si crea nelle relazioni, l’alterata percezione che a volte si ha di se stessi. Rappresenta soprattutto l’incapacità di sentirsi liberi. Ovviamente non è solo un male, perché il muro può anche essere una protezione; spesso però viene coltivato morbosamente e inconsapevolmente. Contribuiscono alla sua costruzione le scuole, le famiglie, le istituzioni, i media. 

Proprio per non “limitarsi” ad una critica mirata, il film punta piuttosto all’emotività dello spettatore. 

“L’urlo”

pink floyd the wall

L’urlo dell’immagine di copertina del film richiama ovviamente un’espressione già nota nella tradizione occidentale, basti pensare all’urlo di Munch, oppure al poema di Allen Ginsberg “Urlo”. Nel film lo si vede per un attimo solamente, e proviene dal muro stesso. È un urlo soffocato, che si fa sentire appena. 

Pink Floyd The Wall, come le opere zen (anche se di zen ha ben poco), vuole smuovere dei nodi emotivi. Attraverso questa apoteosi del dolore ci induce a non dimenticarci dell’importanza della trasformazione per rimanere vivi.

“Diversi tipi di linguaggi per veicolare più significati”

Il film utilizza vari tipi di linguaggi: cinema surrealista, musica, disegni animati, senza mai perdere di vista l’obiettivo che si prefigge. 

Ognuno ha il suo muro, e in parte, come già detto, può essere anche una protezione. Essere senza muri può significare essere senza difese. 

È importante ricordare però che ci sarà sempre un muro più difficile da individuare, che cresce silenziosamente dentro di noi e a cui dobbiamo prestare più attenzione. L’unico modo per non venirne imprigionati è comprenderlo. Distruggerlo non basta, abbiamo capito che si ricomporrebbe. 

Se non si presta attenzione alle proprie fragilità si rischia di confondere il muro per l’orizzonte che gli sta alle spalle. E magari si arriverà a costruirlo per davvero, come fosse un simbolo di libertà … 

(Difatti Donald Trump potrebbe essere uno dei personaggi/fantocci di Pink Floyd The Wall, emblema del potere politico.)

Consigliato a: Il film piacerà a chi è disposto a farsi trasportare in un viaggio denso di significati, con la consapevolezza che non sempre ci starà comodissimo

Trailer:

Dove recuperarlo?

In DVD

Cosa dice la critica:

Pink Floyd The Wall (1982): dall'autoannientamento alla rinascita 3 8,0/10
Pink Floyd The Wall (1982): dall'autoannientamento alla rinascita 4 70%

Titolo italiano: Pink Floyd: The Wall

Regia: Alan Parker

Attori: Bob Geldof

Genere: Musicale

Totale
8.8/10
8.8/10
  • Trama - 9.5/10
    9.5/10
  • Realizzazione - 8/10
    8/10
  • Impatto - 9/10
    9/10

Potresti adorare anche...