Darkman: perché recuperare il cult di Sam Raimi?

by Aaron
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Gli anni di Darkman erano quelli in cui mentre la saga di Superman si era conclusa con un terribile quarto episodio e mentre Tim Burton aveva appena rilanciato il mito di Batman, e ancora mentre in tv veniva trasmessa una serie tv un po’ trash su Flash, c’era qualcuno che voleva realizzare un proprio film di supereroi ma non riusciva ad ottenere i diritti dei fumetti.

Quel qualcuno era Sam Raimi, che a partire dagli anni ’80 di era fatto notare con gli horror La casa e La casa 2. Aveva anche girato un altro film, I due criminali più pazzi del mondo (scritto dai fratelli Coen), che però era stato un flop.
Raimi voleva realizzare un film su Batman o su The Shadow, ma non riusciva ad ottenere i diritti. Batman passò a Burton, mentre The Shadow venne adattato nel 1994 con il film L’uomo ombra.
 

Sam Raimi decise allora di creare il proprio film di supereroi e se ne inventò uno, Darkman.

 

Per la costruzione di trama e personaggio l’ispirazione arrivò in parte dai film horror degli anni ’30 e ’40, in parte da Il fantasma dell’opera e in parte ancora da The Elephant Man e Il gobbo di Notre Dame.

Per la prima volta Raimi dirigeva un film per una grande major. Era stata infatti la Universal ad accettare il progetto stanziando un budget finale di ben 16 milioni di dollari. Tale opzione non permise di a Raimi di far interpretare il protagonista al suo feticcio, Bruce Campbell, costringendolo invece a scegliere un attore più in vista.

Dopo aver preso in considerazione diverse alternative la scelta ricadde su Liam Neeson. Frances McDormand venne scelta per interpretare la fidanzata di Peyton Westlake/Darkman, mentre Colin Friels e Larry Drake si calarono nei panni dei villains, rispettivamente Louis Strack jr. e Robert G. Durant.

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La trama del film gira intorno ad uno scienziato, Peyton Westlake, che sta compiendo esperimenti per creare una pelle artificiale. Il problema è che il composto è fotosensibile e se esposta alla luce può durare solo 99 minuti, dopodichè si scompone. Le cose si complicano quando la fidanzata di Peyton, un’avvocatessa che ha scoperto un giro d’affari losco, lascia per sbaglio un memorandum incriminante nel suo laboratorio. L’organizzazione criminale che è sulle sue tracce mette a soqquadro il laboratorio di Peyton, lo sfigura con l’acido e fa esplodere il laboratorio. Lui non muore, ma rimane gravemente ustionato e incapace di provare dolore fisico. Grazie ai suoi composti si reinventa supereroe e cerca di vendicarsi.

Un supereroe controtendenza, un po’ anarchico

Il film incassò all’epoca quasi 50 milioni di dollari, un’ottima cifra considerato il budget, e negli anni seguenti diventò un piccolo cult. Vennero girati due sequel direttamente per l’homevideo, Darkman II – Il ritorno di Durant e Darkman III – Darkman morirai, entrambi diretti da Bradford May e con Arnold Vosloo (il futuro Imhotep de La mummia) nel ruolo di Darkman. Inoltre vennero pubblicati dei fumetti curati dalla Marvel, romanzi e videogiochi.

Guardandolo oggi il film sa ancora intrattenere e divertire. Ad un primo sguardo si potrebbe dire che non sia invecchiato benissimo. Diverse scelte di stile, il tono grottesco e l’intreccio banale potrebbero creare qualche perplessità, ma ad una visione consapevole si riesce a comprendere come fosse invece piena volontà del regista ricreare certe atmosfere da vecchi film horror/adventure.

Dark ed eccentrico, il film si pone come spartiacque nel lavoro di Raimi, punto di passaggio tra un lavoro più “artigianale” e uno più sopraffino. Si ritrovano virtuosismi precursori di quello che sarà poi il rilancio dei comic-movie con Spider-Man (la sequenza finale con l’elicottero è pura adrenalina con graditi tocchi folli ed ironici), ma anche quella vena orrorifica/fantastica della trilogia de La casa/Evil Dead.

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Darkman rimane ancora oggi un film da riguardare piacevolmente, sempre appunto considerando che si guarda un fantasy d’azione, con vene horror grottesche un po’ trash e molta autoironia. Da notare poi anche la colonna sonora il cui tema, fin dalle prime note, è molto simile a quello del Batman di Tim Burton. Infatti dietro c’è sempre lo zampino del compositore Danny Elfman.

 
NB: Nonostante Bruce Campbell non ottenne il ruolo del protagonista, lo si può vedere nell’ultima scena, in un piccolo, breve, ma gradito cameo.
 

Dove recuperarlo:

In abbonamento: Infinity.

Acquisto/Noleggio: DVD, Google Play Store, Apple iTunes, Microsoft Store, Wuaki.tv, YouTube Pay.

Cosa dice la critica:

IMDb: 6,4/10
Rotten Tomatoes: 83%

 

 

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