The Handmaid’s Tale: una serie tv distopica e angosciante

by Aaron
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the handmaid's tale

Guardando The Handmaid’s Tale mi viene in mente che c’è chi ancora non riesce a ricordare e pronunciare la parola “distopia”. C’è chi confonde il distopico con il dispotico. Due cose completamente diverse, ovviamente… Per chi non lo avesse ancora chiarito, per capire il significato di distopia bisogna ricordare quello di “utopia”.

L’utopia è quel luogo immaginario che ci piacerebbe esistesse. La parola coniata da Tommaso Moro nasceva proprio da un gioco di parole sul suo doppio significato e il suono della parola greca in inglese. Da cui utopia (nessun luogo) e eutopia (buon luogo) venivano racchiuse in un’unica parola. La distopia è precisamente il contrario, ovvero un luogo (nel senso ampio) immaginario (più che altro immaginato) assolutamente indesiderabile e spaventoso. La distopia va molto di moda sia nella letteratura che nel cinema, soprattutto negli ultimi anni con alcuni successi di pubblico quali Hunger Games per esempio. Personalmente amo il genere e quando ho sentito parlare della serie The Handmaid’s Tale mi ci sono prontamente buttato.

the handmaid's tale

Prima messa in onda: 2017
Puntate: 10
Stagioni: 1-
Rete: Hulu
Autori: Bruce Miller
Attori: Elisabeth Moss, Joseph Fienness, Yvonne Strahovski, Max Minghella, Alexis Bledel

The Handmaid’s Tale si basa sul romanzo Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood e narra di un futuro abbastanza vicino in cui la società americana è crollata. In seguito all’inquinamento ambientale e ad un totale crolo delle nascite a causa di un eccessivo aumento dell’infertilità, è stato instaurato un regime totalitario misogino. Le donne ancora fertili sono state schiavizzate e vengono chiamate ancelle (handmaids). Servono nelle case delle più alte personalità dello Stato e il loro unico scopo è quello di permettere al padrone di procreare. L’intera vicenda è vista attraverso gli occhi dell’ancella Offred (in italiano Difred).

The Handmaid’s Tale è il nostro peggiore incubo

Si tratta di un racconto perturbante che racchiude in sè gli incubi peggiori della nostra società (il crollo delle nascite, la misoginia, la svolta estremista e totalitarista…). Nonostante sia stato scritto nel 1985 viene adattato in serie tv in un momento davvero perfetto e risulta attualissimo nelle sue rappresentazioni.

La serie trova forza in una storia d’effetto, ma l’impegno nella rappresentazione è ancora maggiore ed il risultato è davvero d’impatto. Siamo molto lontani dal thriller-drama “storico” di The Man In The High Castle per esempio. The Handmaid’s Tale è un drama, ma ricorda quasi più un horror psicologico. L’idea è agghiacciante e viene presentata senza troppi fronzoli. Il contrasto una società di derivazione moderna (con tanti richiami al presente) e la sua devianza quasi secentesca (gli abiti delle ancelle, il richiamo alla religione e al tipo di regime patriarcale) è vincente e non può evitare di rapire lo spettatore.

the handmaid's tale

La trama dei primi episodi rilasciati (il quarto uscirà il 3 maggio e poi via con cadenza settimanale) dosa bene i vari elementi. Da una parte ci narra le vicende di Difred/Offred e dall’altra interseca la spiegazione del mondo attuale alternando alcuni flashback per spiegare come si è arrivati a questo. Sembra anche che si innesti una misteriosa sottotrama che ha a che fare con un movimento ribelle, ma vedremo come si svilupperà. Le scene in flashback ci avvicinano ancora di più a questo mondo, rendendoci partecipi e allo stesso tempo impotenti.

La confezione è curatissima e ci sono tutti gli ingredienti per una serie che lascerà il segno

L’interpretazione di Elisabeth Moss è eccezionale. Riesce davvero a comunicare la sofferenza di chi deve nascondere i propri sentimenti e subire gli eventi, celando i ricordi di un passato felice. Anche Joseph Fiennes riesce a farsi apprezzare (ogni tanto capita anche a lui), così come Yvonne Strahovski. Nota di merito anche per Alexis Bledel che interpreta la misteriosa Diglen/Ofglen.

La sofferenza è tangibile grazie ad una regia curatissima. Inquadrature strette e attenzione per i particolari provocano la giusta angoscia e claustrofobia. Per lo stile, come per i ritmi dilatati, sembra quasi di avere davanti un horror spagnolo o coreano. Non a caso ricorda pure I figli degli uomini del messicano Cuaròn.

Un’ulteriore attenzione alla colonna sonora che include brani musicali come You don’t own me, Heart of Glass e Don’t you forget about me. Capolavori musicali pop che contrastano nettamente con il clima che si respira nella serie creando un risultato davvero interessante.

A 3 episodi dall’inizio ci sentiamo di consigliare enormemente questa serie, che senz’altro farà parlare di sé nelle prossime settimane.

CRITICA:

Rotten Tomatoes: 98% (pubblico: 87%)
IMDb: 8,9/10

Totale
9/10
9/10
  • Trama - 9.3/10
    9.3/10
  • Realizzazione - 9/10
    9/10
  • Impatto - 8.8/10
    8.8/10
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