Senza l’ausilio di computer grafica o effetti speciali all’avanguardia, Alien colpisce per la sua capacità di narrare una storia spaventosa, non lasciando mai un attimo di respiro allo spettatore, condotto tramite un crescendo di eventi in un viaggio di terrore e paura, che culmina nel finale liberatorio e speranzoso.
Gli spazi angusti, l’oscurità perenne, la costante minaccia dello xenomorpho, la paranoia che dilaga tra i membri dell’equipaggio. Tutti questi elementi hanno reso Alien un capolavoro del suo genere ed un punto di riferimento per tutti i film “a camera chiusa” (come ad esempio La Cosa o il più recente Devil),
Il grande successo del film e l’enorme potenzialità introdotta grazie all’accurato sviluppo della creatura aliena, lasciano moltissimi spunti non solo per un seguito ma per la creazione di un vero e proprio universo, fornendo alla Fox una delle creature più redditizie di sempre (insieme al suo “rivale storico” Predator).
LA CONSACRAZIONE: ESCONO FUORI DALLE FOTTUTE PARETI
Passa qualche anno e nel 1986 James Cameron (già noto principalmente come il papà della saga di Terminator) prende in mano le briglie del seguito: Aliens – Sontro Finale.
Stavolta l’approccio è diverso, ma comunque eccellente: si passa dal precedente uno contro pochissimi al molti contro moltissimi. Cameron si impone come un regista capace di gestire scene action memorabili e schiera miriadi di marines addestrati e incazzati contro un’intera colonia di xenomorphi mortali e senza scrupoli.
La cura maniacale per ogni dettaglio delle armi, i mezzi, le battute dei marines (moltissime quelle memorabili) e soprattutto lo scontro finale hanno lasciato un segno indelebile nel cuore di tutti gli amanti del fanta horror, dando ad Alien un più che degno successore ed un finale ottimo alla saga…. Oppure no….
RITORNO ALLE ORIGINI, MA NON COSI’ BENE…
Costellato da una pre-produzione disastrosa, da una serie di cancellazioni, modifiche e ri-scritture totali della trama, nel 1992 Alien 3 arriva nelle sale di tutto il mondo, diretto da David Fincher (all’esordio come regista, lo rivedremo anche su Seven, Fight Club e Zodiac).
L’intenzione che si può percepire guardando questo film è la volontà di ritornare agli spazi angusti, ai corridori stretti ed alla paranoia di non poter sfuggire, sentendosi costantemente insicuri in un ambiente fino a quel momento considerato “sicuro”.
Il film però, anche a causa dei moltissimi tagli con cui è arrivato nelle sale, risulta lento e poco coinvolgente, con personaggi caratterizzati in maniera grossolana che non portano mai lo spettatore ad affezionarsi. Un capitolo di cui potevamo tranquillamente fare a meno e considerato quasi all’unanimità superfluo. D’altronde, i presupposti stessi sono molto forzati e non sono totalmente coerenti con il finale lasciato dal suo predecessore.
Preso come film a se stante, Alien 3 non è nemmeno malissimo, tuttavia ha sulle proprie spalle il confronto obbligatorio con i suoi capitoli precedenti, e da ciò ne esce fuori con le ossa abbastanza rotte.
Tuttavia la Fox non è stanca e vuole tentare un ennesimo colpo al botteghino, prima di gettare la spugna.
QUANDO LA CLONAZIONE NON REPLICA L’ORIGINALE
Ormai svincolato dai canoni dei primi due film grazie al fatti visti nel terzo capitolo, Alien Resurrection si pone in maniera decisamente esagerata e cafona, enfatizzando al massimo le scene splatter (mai prima d’ora presentate in questi toni nelle pellicole passate) e costruendo una serie di personaggi uno più esagerato dell’altro. Anche la scala evolutiva degli alien non viene risparmiata da colpi di fantasia che molto spesso fanno dubitare della serietà degli sceneggiatori.
Sicuramente più godibile del capitolo precedente, anche grazie ad un ritmo sempre molto sostenuto, Resurrection decreta però il punto di arrivo della saga e si decide di fermarsi prima di introdurre ulteriori “idee” discutibili.
(Tralasciamo in questo articolo i due spin-off dedicati allo scontro con i Predator, concentrandoci unicamente sui capitoli dedicati esclusivamente agli Xenomprh)