L’altro grande punto di forza di Arrival sono senz’altro i suoi personaggi e soprattutto la protagonista. Praticamente nei primi cinque minuti il film riesce a presentarcela e a farcela comprendere profondamente. Cosa essenziale visto che sarà insieme a lei che scopriremo pian piano tutto quanto. Amy Adams è bravissima e il livello di empatia è davvero alto. Anche dei comprimari, da Jeremy Renner a Forest Whitaker, possiamo essere pienamente soddisfatti.
Villenueve lavora su una grande sceneggiatura, ma ci mette grande talento. Alcune sequenze sono una gioia per gli occhi e la sua regia è sinuosa con l’immagine, prendendo per mano lo spettatore e accompagnandolo alla scoperta di questa realtà. Da un micromondo iniziale, che nonostante sia stato spaccato da questo grande evento rimane una sicurezza, si passa alla rivelazione di un mondo più grande dove non c’è certezza e tutto è relativo. L’immagine è impattante ma, proprio per questo gioco di relatività, forse sono molto più importanti le parole. Ed è proprio questa la verità del film.
Come pochi altri prima di lui, Arrival è davvero un piacere per gli occhi, per la mente e per il cuore.