Zatoichi (2003): la reinterpretazione di un cult

Zatoichi è un film giapponese del 2003 diretto da Takeshi Kitano ed interpretato dallo stesso Kitano. È la rilettura di un personaggio nipponico già apparso in una serie tv degli anni 60 e 70.

La trama di Zatoichi

Zatoichi è un vecchio massaggiatore cieco che si trasferisce in un piccolo villaggio giapponese durante l’era Edo dei samurai. Maestro indiscusso di spada nonostante l’handicap fisico, Zatoichi scopre che due finte gaeshe cercano vendetta contro una gang locale che ha, molti anni prima, trucidato la loro famiglia per razziare la casa. Mosso da compassione, il protagonsita deciderà di aiutare a vendicare le due gaeshe.

Il film

Il film è una rielaborazione di Kitano di un famose eroe popolare giapponese, Zatoichi appunto, al quale era già stata dedicata molta filmografia. Il regista afferma che il suo film non è nè un seguito nè tantomento una sorta di parodizzazione, bensì un film completamente diverso che condivide con i precedenti “solo il titolo”. E, in effetti, si capisce bene il livello di profondità e la quantità di chiavi di lettura che Kitano riesce a inserire, nonostante non si tratti di un proprio soggetto originale.

 Il film ha una sceneggiatura, se vogliamo, anche piuttosto debole per certi versi. In alcuni punti gli accadimenti sono davvero telefonati, e le rivelazioni degli antagonisti sul finale sono quasi ridicole; ma Kitano lo sa bene. E lo sa perchè il suo è un lavoro visuale, che deve partire da una storia popolare facilmente comprensibile per inserirvi l’ingombrante elemento autoriale. Zatoichi, cieco viandante, in stretto rapporto con lo spettatore per la sua condizione di non-vedenza, rappresenta quasi un tramite posto da noi, platea, nel film.

È il nostro oggetto di feticismo, è il nostro mezzo per conoscere i fatti della storia: noi possiamo vedere quello che accade sullo schermo, lui no: bisogna bilanciare, non possiamo permetterci che un personaggio del genere abbia anche la possibilità di vedere. Per questo i suoi altri sensi sono sviluppati oltremodo, in modo da poter raggiungere uno status di par condicio con lo spettatore. E il finale è per noi terrorizzante: la situazione si ribalta. Zatoichi sa, noi no.

E non potremo mai farlo (vedere per comprendere)

Il film, benchè non rappresenti in minimo modo un omaggio al cinema di Kurosawa, riprende inevitabilmente alcune delle più pregnanti dinamiche del jidai-jeki e le ibrida con il genere dello yakuza-movie, tanto caro a Kitano. Il risultato è sicuramente interessante, e a tratti assume anche i connotati di una ridicolizzazione di un mondo fino ad allora quasi sempre mitizzato e caratterizzato dalla presenza di grandi eroi e uomini d’onore. Zatoichi, dal canto suo, è un umile massaggiatore, che resta ignoti agli antagonsiti per quasi tutto il film. Questo lo rende il vero eroe, il vero deus ex machina per la storia. Insomma, il film di Kitano offre davvero tante interpretazioni pur restando un chambara ironico, divertente e assolutamente di intrattenimento.

Consigliato a...

Chi ama i film di Kitano, ma allo stesso tempo vuole lasciarsi proporre qualcosa di diverso.

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Cosa dice la critica

87%

7,5

Titolo italiano: Zatoichi

Trama: Zatoichi è un vecchio massaggiatore cieco che si trasferisce in un piccolo villaggio giapponese durante l'era Edo dei samurai. Maestro indiscusso di spada nonostante l'handicap fisico, Zatoichi scopre che due finte gaeshe cercano vendetta contro una gang locale che ha, molti anni prima, trucidato la loro famiglia per razziare la casa. Mosso da compassione, il protagonsita deciderà di aiutare a vendicare le due gaeshe.

Data di uscita: May 18, 2024

Paese: Giappone

Durata: 116 min.

Regia: Takeshi Kitano

Attori: Takeshi Kitano, Tadanobu Asano, Akira Emoto, Yuko Daike, Saburo Ishikura

Genere: Commedia, Epico

Totale
8/10
8/10
  • Trama - 7.5/10
    7.5/10
  • Realizzazione - 8.5/10
    8.5/10
  • Impatto - 8/10
    8/10
Fabrizio: Studia filosofia a Roma ed è appassionato di cinema da quando ha 12 anni. Da allora coltiva l'ambizione di diventare regista mentre cerca di agguantare il maggior numero di film possibili. Il rapporto tra filosofia e cinema lo porta spesso a formulare elucubrazioni folli e schizzate che fanno venire dubbi sulla sua sanità mentale.
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