Dietro un titolo lunghissimo si nasconde un film piuttosto breve, diretto dallo svedese Roy Andersson e vincitore del Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia del 2014.
L’spirazione per Un piccione seduto su un ramo deriva da questo suggestivo quadro di Pieter Bruegel, Cacciatori nella neve, che cattura un’insolita attività di queste figure alte e trafelate, piuttosto ripugnanti. O almeno questo potrebbero pensare gli uccelli che li guardano da quei rami.
La trama di Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza:
Si può affermare ci sia una trama? Perché altrimenti farne un paragrafo? Ma ditemelo voi, devo darvi io le risposte adesso?
Jonathan e Sam sono due venditori di scherzi di carnevale che cercano di aver successo nella loro precaria attività. Intorno a loro si muovono infiniti personaggi alle prese con la quotidianità.
Il film
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Sicuramente una delle prime idee balenatevi in mente leggendo il titolo del film. Un piccione seduto su un ramo non è un film semplicissimo, non è accessibile a tutti per la sua lentezza, e potrebbe non convincere tutti i palati con la sua comicità, ma ha anche dei difetti.
Il film, opera di Roy Andersson, regista non più giovanissimo e attivo solo nel circuito dei Festival Internazionali, potrebbe attirare l’attenzione anche solo di due persone, spaesate e annoiate, indecise sulla visione cinematografica serale. Ma se si è attratti dal surreale non si può restare indifferenti ai grigi protagonisti con i volti coperti di cerone, in racconti di vita quotidiana dall’atmosfera livida e fredda.
Una fotografia spenta ma splendidamente curata sostiene quelli che sono a tutti gli effetti dei quadretti immobili, che raccontano altrettante vite, attraverso lunghi piani sequenza a camera fissa, con una comicità nera, spesso muta e slapstick, ma completamente diversa dalle classiche commedie surreali e non sense di tradizione americana.
In Un piccione seduto su un ramo ci si trova catapultati in una rappresentazione teatrale di una Svezia sospesa nel tempo, tanto moderna quanto soggetta a ricevere le visite di Re Carlo XII di Svezia a cavallo in un bar.
Il film è una riflessione filosofica permeata di pessimismo, surrealismo e nonsense che, rispetto all’Inland Empire lynchiano, cerca anche di strappare non poche risate amare. In una costruzione tecnica ineccepibile, oltre ai quadretti più irriverenti vi sono anche due cupe sequenze prive di ironia, tra cui una con protagonista una scimmia in animatronic, diretta e cinica in modo disarmante all’interno di un film in equilibrio tra ironia e lentezza.
“Sono contento di sentire che state bene” è una frase di circostanza ricorrente, simbolo di vite monotone che si trascinano con meno vitalità della morte, sature di formalismi nelle conversazioni quotidiane o di consuetudini sociali prive di senso nella loro ripetitività. E così apparirà probabilmente l’umanità intera agli occhi di un piccione seduto su un ramo.
I cacciatori nella neve hanno appena sparato al piccione? Ah.
Consigliato a: gli amanti del surrealismo, di Lynch, e dello humour nero.
Trailer:
Dove recuperarlo?
Cosa dice la critica:
Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza (2014)
Titolo italiano: Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza
Trama: Jonathan e Sam sono due venditori di scherzi di carnevale che cercano di aver successo nella loro precaria attività. Intorno a loro si muovono infiniti personaggi alle prese con la quotidianità.
Paese: Svezia, Norvegia, Francia
Regia: Roy Andersson
Genere: Commedia nera, Drammatico, Surreale
Totale
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Trama - 7/10
7/10
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Realizzazione - 10/10
10/10
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Impatto - 7/10
7/10