Panama Papers (2019): lezione di economia targata Netflix

Steven Soderbergh è pazzo. Autore di una filmografia talmente estesa e variegata che a pensarci non ricordi nemmeno metà dei suoi titoli (e tu per primo…), all’ultima Mostra del Cinema di Venezia ha presentato un film irriverente come pochi, basato su una delle più importanti inchieste giornalistiche degli ultimi anni. Presente su Netflix, che il film l’ha prodotto, ecco Panama Papers (The Laundromat).

La trama di Panama Papers:

La vedova Ellen Martin (Meryl Streep) inizia ad indagare su una frode assicurativa che la conduce ad uno studio legale di Panama. Ma il suo caso è solo una piccola parte di milioni di file che contengono informazioni su società offshore, impegnate in attività di riciclaggio del denaro dei potenti…

Il film

Pronti per una lezione di economia? Perché Panama Papers è proprio questo. Una lezione di economia basata su fatti reali e accompagnata dall’irriverente umorismo del regista che per ben 3 volte ha mandato George Clooney a rapinare casinò. Nei suoi (soli) 96 minuti di durata e per il tema che intende trattare, il film è perfettamente comprensibile e dall’ottimo ritmo.

Ma facciamo i bravi nonni andati in Guerra e facciamo una breve digressione… Perché Panama Papers?

Incastonata tra le Americhe, si trova, sottile linea di terra bagnata dall’Atlantico e dal Pacifico, la placida Panama. Famosa forse per le spiagge, Panama riceve, però, tutte le attenzioni del mondo a causa di un piccolo file. Così piccolo da contenere solo 11,5 milioni di documenti confidenziali su società offshore e conti esteri, gestiti dallo studio legale Mossack Fonseca, e resi pubblici da un’inchiesta giornalistica del 2015.

E il Vaso di Pandora è aperto…

Il titolo originale del film, The Laundromat (lavanderia automatica), rimanda con ironia a quel grande sistema economico legato a società fittizie dislocate in calde località oceaniche, in cui imprenditori e ricche star possono riciclare denaro sporco o “semplicemente” evitare le tassazioni dei propri Paesi.

E come novelli Virgilio, cinici e sempre con un cocktail in mano, vi sono i padri e diavoli di quel sistema, Mossack e Fonseca, interpretati da due divertiti Gary Oldman e Antonio Banderas che, rompendo costantemente la quarta parete, ne illustrano agli spettatori il funzionamento.

Nella sua schizofrenica follia, Soderbergh con Panama Papers crea un ibrido tra commedia, dramma e documentario, attingendo a quei documenti pieni di cifre e aziende per raccontare, in piccoli episodi, i drammi e le inquietanti disavventure di vittime e carnefici che in quella grande macchina (stavolta il capitalismo) finiscono per esser fagocitati.

Con humor nero, un Oldman con marcato accento tedesco e un flemmatico Banderas, il film conduce lo spettatore con amara leggerezza ad una presa di coscienza, esplicitata in una denuncia che irrompe nella narrazione come una palla demolitrice, lasciando lo spettatore con la paralisi del sorriso avuto fino a quel momento.

Non è cinema, non è solo finzione. Aprite gli occhi, anche nell’incapacità di poter trovare una soluzione, perché la realtà è peggiore. E se ve lo dice una strepitosa Meryl Streep, non vi è altro da aggiungere…

Consigliato a: agli appassionati dello stile scanzonato di Soderbergh, delle storie di denuncia e dei grandi cast.

Trailer:

Dove recuperarlo?

Cosa dice la critica:

6.3/10

42%