Anche i millennials conoscono la vicenda di Chernobyl: c’era l’Unione Sovietica e ad un certo punto una centrale nucleare è esplosa, un sacco di gente è morta e nascevano bambini malformati e cani a tre teste. Fine, no?

A quanto pare invece è stato un po’ più complicato di così.

Questa storia ha scienziati ribelli, operai eroi, insabbiamenti di governo, e sì, anche le mutazioni genetiche e tutte quelle cose lì.

Un terreno perfetto per una grande miniserie.

La serie

La tragedia viene raccontata partendo da poco prima dell’esplosione fino alle conseguenze di un paio di anni dopo, principalmente attraverso il personaggio di Valerij Legasov (Jared Harris, Lane in Mad Men e Giorgio VI in The Crown), lo scienziato che per primo investigò sulla situazione, e le testimonianze degli abitanti della città di Pripyat, la più vicina alla centrale, raccolti nel libro Preghiera per Chernobyl di Svetlana Alexievich.

 

Non solo, successivamente seguiamo la storia delle immediate conseguenze e di quelle più a lungo termine, e le ripercussioni che questo evento ha avuto.

Chernobyl è una serie creata, diretta, recitata in modo esemplare, che racconta esaustivamente un episodio che ai più è noto solo superficialmente, arrivando a toccare ed emozionare a causa della forte umanità che è alla base di tutto ciò che sta succedendo.
Una drammatizzazione che racconta meglio di un documentario i sentimenti contrastanti in gioco e le conseguenze reali e tangibili di ciò che è accaduto, così come le sue cause, l’effetto domino inevitabile dopo una catena di eventi che invece lo erano, evitabili.