Stranger Things: aspettando la terza stagione tra curiosità e ipotesi

by Jacopo
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Il 4 luglio, dopo due anni di attesa, finalmente arriverà su Netflix la terza stagione di Stranger Things, l’acclamata serie dei fratelli Duffer. A quasi un anno di distanza dagli ultimi eventi, vedremo i nostri protagonisti affrontare una nuova minaccia proveniente dal sottosopra.

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Mentre la prima stagione aveva riscosso fin da subito un enorme successo, la seconda non ha soddisfatto proprio tutti. Alcuni hanno sostenuto che non ha retto il confronto con la precedente, oppure che in alcuni momenti è andata addirittura fuori tema (ad esempio nell’episodio 7 “La sorella perduta”).

Cosa aspettarsi dalla terza stagione?

Innanzitutto molti di noi avevano dato per morto il Dr. Brenner, ma la sua morte non solo non è mai stata confermata dai creatori della serie, ma è addirittura stata messo in dubbio.

A questo proposito Ross Duffer infatti dice: “Abbiamo sempre detto che se avessimo voluto davvero liberarci di Martin Brenner, lo avremmo fatto vedere. Per tutto quello che ha fatto, il pubblica merita di vederlo morire. Al momento non dico altro.”

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Che gli sia stato riservato un ruolo cruciale nella terza stagione? Staremo a vedere.

Nel nuovo trailer uscito pochi giorni fa assistiamo inoltre, oltre allo sfoggio di una serie di splendide camicie, all’arrivo di un nuovo demogorgone che sembra abbracciare la filosofia “bigger is better”. D’altronde era inevitabile, il demogorgone è ormai un marchio di fabbrica di Stranger Things.

E in tutto ciò: dovremo dire addio a uno dei protagonisti?
Nel famoso show di Jimmy Fallon, infatti, Noah Schnapp (Will in S.T.), quando ha dovuto riassumere la terza stagione con una parola, ha scelto “sad”. Questa tristezza è forse dovuta alla morte di un importante personaggio?

Ma insomma, ognuno di noi si è fatto un’idea di quello che potrebbe succedere, spulciando qua e là sulle pagine di internet o ascoltando le interviste su youtube del cast.
Quindi, invece che cercare di prevedere quello che accadrà, scopriamo assieme qualche curiosità.

7 curiosità sulla serie


I fratelli Duffer


I fratelli gemelli Duffer hanno cominciato fin da piccoli a cimentarsi con l’arte della regia.
Il loro primo cortometraggio dignitoso – Eater (Il Mangiatore) – lo girarono all’università di cinema nella quale studiavano. Si dice che lo stile fosse già molto simile a quello di Stranger Things, sia per le inquadrature, sia per la tensione crescente, sia per la colonna sonora elettronica.

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Tim Burton


Tim Burton fu un regista importantissimo per i fratelli Duffer, perché, specialmente attraverso Batman, mostrò che nel cinema c’era spazio anche per chi aveva una visione del mondo che si differenziava da quella canonica.

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Lo Squalo


In omaggio al loro film preferito – Lo Squalo di Steven Spielberg – i Duffer inizialmente ambientarono la storia nell’East Coast e la chiamarono Montauk. L’ambientazione di Montauk non venne più presa in considerazione perchè la distanza dalla produzione, che si trovava a New York, era un problema.
Il Demogorgone, come lo squalo di Spielberg, compare quando sente odore di sangue.

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Stranger Things? No, grazie!


Il progetto fu rifiutato quasi venti volte.
L’ambientazione negli anni ’80 era un punto a sfavore tanto quanto i protagonisti adolescenti, che non rispecchiavano il pubblico di riferimento della serie.
“E’ buffo – sostiene Matt Duffer – i due aspetti che ne hanno determinato il successo erano quelli che mettevano più in agitazione tutti”.

Netflix invece, una volta visto il progetto, lo comprò quasi immediatamente.

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Il Demogorgone


Il Demogorgone è il Principe dei Demoni del gioco di ruolo Dungeons & Dragons (ma appare anche in opere letterarie precedenti; ad esempio in Paradiso perduto di John Milton).

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Assurdo ma vero


Il governo statunitense ha davvero finanziato un programma di ricerca segreto, chiamato MKUltra, in cui ad alcuni cittadini venivano somministrate sostanze psicotrope illegali, spesso addirittura senza che questi ne fossero a conoscenza.
Era un’iniziativa gestita dalla CIA con un giro d’affari multimilionario.
I test furono condotti tra il 1953 e il 1964 soprattutto in università, ospedali e prigioni.

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Undici sarebbe dovuta morire


“Undici era pronta a sacrificarsi per il bene di tutti – dicono i creatori della serie – era sempre stato quello il finale, ma quando abbiamo realizzato che ci sarebbe potuto essere un seguito abbiamo dovuto lasciare in sospeso: sapevamo che senza Undici la serie non avrebbe funzionato.
A quel punto avevamo capito quanto fosse speciale Millie. Se dovevano esserci più stagioni di Stranger Things, Undici doveva tornare”

 

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Conclusioni

Quello che è cominciato semplicemente come un nuovo progetto Netflix, neanche molto pubblicizzato, ora è un vero fenomeno di massa. Stranger Things ha conquistato fin da subito anche i propri riferimenti culturali. Stephen King, Steven Spielberg, Guillermo del Toro ne sono stati entusiasti al punto da volerne parlare apertamente come di una serie tv “da dieci e lode”.

Ma non sono solo loro e gli appassionati degli anni Ottanta ad esserne stati conquistati. La serie parla anche al cuore di chi – come me, lo ammetto – si è sempre sentito un po’ strano in questo mondo. Un pesce fuor d’acqua in cerca di altri strambi con cui potersi sentire comunque parte di qualcosa di speciale.

Vi lascio con le parole di Emily Nussbaum, che sul New Yorker scrive: “Stranger Things inquieta senza spaventare. È un thriller, ma tratta con raro rispetto il dolore degli adulti e le sofferenze dei bambini. Un prodotto unico nel suo genere. I flashback parlano di vulnerabilità, delle ferite che portiamo dentro e che restano invisibili al mondo”.

Trailer della terza stagione

 

P.s. Nel frattempo sono usciti dei libri e romanzi ufficiali che approfondiscono alcune tematiche o trame della serie. Ve li linko qui sotto:

Stranger Things, Il Libro Ufficiale

Suspicious Minds. Il primo romanzo ufficiale di Stranger Things

Buio sulla città. Un romanzo ufficiale di Stranger Things

 

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