Scegliere un film: decido io o è lui che sceglie me?

Quante volte mi sono ritrovato di fronte all’impolverato scaffale di casa mia pieno zeppo di videocassette e dvd a dover scegliere un film giusto. Anzi, “il” film! Quello da guardare da solo o in compagnia, in cameretta, sul divano, in giorni uggiosi o accanto a cieli stellati.

Il rituale è sempre lo stesso. Prendo la mia sedia di paglia Vangoghiana, la pongo con lo schienale rivolto verso il petto, e inizio pian piano a spulciare pellicola per pellicola con la speranza di alzarmi vincitore dalla mia insolita posizione a cavalcioni. Per scegliere un film i criteri d’osservazione sono i più svariati. I più comuni che mi vengono in mente sono questi:

  1. Associazioni cromatiche – immagini colorate, font sfavillanti ed espressioni dei personaggi del film che sono il ritratto dell’innaturalezza. Se incappate in qualche Disney vuol dire che siete nel pieno di questo criterio.
  2. Titoli stravaganti – solitamente hanno un font misterioso, una copertina parzialmente anonima. A volte vi stupiranno, altre vi faranno cercare il bidone più vicino al vostro condominio.
  3. Cieca acculturazione – avete visto due film di quel regista e vi sentite fortemente in dovere di spulciarne l’intera filmografia. Sceglierete quel film e lo difenderete fino alla morte, anche dopo esservi accorti di quanto sia una cagata pazzesca. Per giunta ripudiata in quanto errore giovanile del regista stesso.
  4. Il tassello mancante – è il film che vi manca al completamento di una saga o di un filone di pellicole. Sarete divisi dalla voglia di vedere come va a finire e la convinzione che “non sarà mai convincente quanto il primo”.
  5. Breve ma intenso – è il criterio che ogni uomo arrapato adopera quando è in compagnia di una malcapitata. Giri la copertina di fretta e furia e cerchi la durata del film. Prima finisce, prima superi la fase della formalità. “Scegli tu”, “No dai, scegli tu!”.

 

Emoji, peggior film del 2018. E’ pure colorato!

 

Criteri a parte, in cuor tuo senti che non hai cercato abbastanza bene. Cominci quindi il secondo round. Sai che scegliere un film è un arduo compito. Rileggi tutti i titoli per filo e per segno, provando a cambiare criterio d’osservazione più volte finchè non ti accorgi che di fatto il tuo patrimonio filmico è identico a 10 minuti fa. Bada al fatto che tutto ciò che stai facendo è da veri cinefili duri, chi sceglie un film su due piedi è solo un Pasoliniano accattone da due soldi.

Minuto diciotto: all’improvviso arriva lei. Ben nitida, distinta. Una volta tanto non è la squillante voce di tua moglie che acclama l’avvenuto allestimento della cena. E’ semplicemente lei, l’inesorabile attrazione sessuale reciproca tra la tua mano e l’involucro plasticoso davanti ai tuoi occhi. Venti centimetri ed un sonoro “clack” ti separano dall’appagamento di…cosa esattamente? Perchè è proprio qui che casca l’asino.

 

Quanto era bello il suono della videocassetta riavvolta!

 

Se le papille gustative dei nostri occhi rimanessero per sempre invariate, lo scaffale vanterebbe molta più polvere del previsto, assieme ad un’irrisoria quantità di cofanetti riguardanti tutti lo stesso genere o peggio ancora la stessa saga. Lo standard comunicativo sarebbe cintato da un lessico molto specifico ma anche molto ridotto all’osso e risulteremmo empaticamente efficaci come Terminator.

E’ invece nell’antimateria sottostante al nostro cervello – detta con un francesismo, la paposcia – che risiedono quei pochi attimi di distensione di braccio e mano dinnanzi a noi. Una decisione di petto? Assolutamente no. Ogni nostra mossa sarà volta ad alimentare o soverchiare le sorti del nostro stato d’animo. Se la nostra vita è una merda e vogliamo sentirci meglio, opteremo per Into The Wild. Se siamo fermamente convinti che esistano delle leggi naturali ben definite per rimorchiare le donne, Hitch ci aiuterebbe a capirle. Ma al contempo se sentiamo in cuor nostro di capirle fin troppo bene, What Women Want contribuirà alla nostra volontà di trasformarci per sempre in esseri asessuati.

 

“Non ce la faccio, troppi ricordi!”

 

Sto aprendo il carrello del mio lettore, il film di oggi non mi ha soddisfatto poi tanto. Resto tuttavia fermamente convinto di una cosa. Zafòn nella sua tetralogia del cimitero dei libri dimenticati sottolinea come sia in realtà il libro a scegliere in suo lettore, cucendosi addosso ogni sfaccettatura del suo carattere. Io credo che nel cinema non sia diverso e che ciò avvenga non per caso, non per paposcia. Per quanto inconsapevole esso possa essere, uno scopo esiste sempre. Fanatico, curioso, culturale, o di rilassamento che sia.

Il film di oggi lo aveva comprato papà, ecco forse perchè mi viene voglia di metterlo da parte. Sul mio scaffale niente più polvere d’ora in poi, ma solo splendenti titoli davanti ai quali io possa sorridere ogni giorno, dal primo al diciottesimo minuto d’osservazione, ripensando alla prima volta in cui scegliere un film è diventato uno scegliersi a vicenda.

Categories: Approfondimenti
Alessandro: Bolzanino di adozione, cresciuto a pane e Guerre Stellari, lo studio di Psicologia pare essere solo una copertura. Ama il genere biografico. Bambinone come Robin Williams in Jack, convinto come Ben Stiller in Zoolander e caparbio come Emile Hirsch in Into The Wild.
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