Dunkirk (2017): recensione tripla per il film dell’anno

by Lorenzo
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dunkirk

Luca

A parere di chi scrive Dunkirk di Christopher Nolan è stata una delle esperienze cinematografiche più intense ed interessanti dell’anno. Non un film perfetto, non un capolavoro, ma “un’esperienza”

Un film che sfrutta al meglio l’alchimia degli elementi distintivi del cinema, immagini in movimento, sonoro, per dare un senso di illusione e colpire lo spettatore.

Con il soggetto nella testa di Nolan da anni, con sceneggiatura minimale scritta da lui, girato totalmente in IMAX 65 mm, e con l’utilizzo in massima parte di effetti speciali pratici e imbarcazioni e aerei originali dell’epoca, Dunkirk si presenta come un vero e proprio esercizio di stile del regista.

Ma non un esercizio privo di anima, monostante i personaggi possano risultare troppo bidimensionali. Questa è infatti un’esplicita volontà in fase di scrittura: il fante, in attesa su quella spiaggia, in un limbo tra vita e morte, diventa l’ombra di sè stesso e, privo di vitalità, cerca solo di prevaricare sul prossimo (e i personaggi lo dimostreranno più volte nel corso della pellicola).

 

Lo spirito documentaristico che ha spinto Nolan a girare il film si percepisce in ogni inquadratura. Ma si va anche oltre il documentario, in una storia che vuole raccontare la Storia, attraverso una ricostruzione fittizia, un prodotto che punti a intrattenere il pubblico.
E cerca di farlo attraverso inquadrature claustrofobiche, attraverso un uso del sonoro semplicemente allucinante, complici anche le ottime musiche di Zimmer, e attraverso un altro espediente: il Tempo.

Ci si potrebbe perdere a riflettere per ore su uno degli aspetti fondamentali della poetica di Nolan: il tempo e il suo scorrere inesorabile. Memento, Inception, Interstellar (ma potrei anche aggiungervi la trilogia del Cavaliere Oscuro, per alcuni passaggi in cui anche qui si insiste sul tema), tutti film in cui il Tempo è un elemento importante e sul quale viene costruito il film.

C’è qualcosa che affascina il britannico regista, qualcosa che picchietta inesorabile nel suo cervello e lo spingere a riflettere sul Tempo.

Un ticchettio costante accompagna il film, che sia in aria, in mare o in terra. Perchè sono queste le tree linee narrative che si intrecciano non linearmente tra loro, a tempi diversi, perchè diverso è il loro arco temporale (è più semplice di quel che si pensi).

Un espediente questo che dona ritmo alla narrazione. Spinge lo spettatore ad osservare con attenzione ciò che gli viene mostrato per riuscire a rimettere insieme i tasselli (come puro gioco facoltativo che non inficia sulla comprensione del film)

Dunkirk

Dunkirk non è un film di guerra, ma un film su una ritirata disperata. Ed è angosciante, e amaro.

Ho sentito in giro definire il finale retorico e patriottico. E soprattutto che non emoziona

Il finale racconta una sconfitta, una sconfitta di un popolo che proprio facendo affidamento a quel suo stoico patriottismo ha risollevato la testa. Ma il film non racconta questo. La risollevò poi. Il film racconta di atti di eroismo, di perdite. Di uomini che sono tornati a casa quando il tempo sembrava finito e ogni speranza persa.

 

“Bravi, bentornati!” -Bravi? Siamo solo sopravvissuti..- “E vi sembra poco?”

Nel ricco cast inglese spiccano Mark Rylance, Kenneth Branagh, e soprattutto Tom Hardy. Assurdo a dirsi per qualcuno che recita per tutto il tempo nella cloche di uno spitfire, completamente bardato, pronunciando in totale 5 frasi , ma ci si attende per lui una nomination agli Accademy.

 

Il mio consiglio? Tentate la visione.

Cosa aspettate? tic.toc.tic.toc.tic.toc.

Consigliatoagli appassionati di film di guerra, e ai fan di Nolan

Sconsigliato: a coloro che cercano un film con una trama consistente e complessa e a chi non tollera troppo la tensione

Totale
8.2/10
8.2/10
  • Lorenzo - 7/10
    7/10
  • Rosario - 8.5/10
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  • Luca - 9/10
    9/10
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