Clinical (2017): non tutte le ciambelle Netflix escono col buco

by Rosario
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clinical

Anche dal pregiato forno a legna Netflix, non tutte le ciambelle escono col buco. E’ il caso di Clinical, il thriller diretto e co-sceneggiato da Alistair Legrand.

Una psichiatra è perseguitata da un trauma avuto in passato con una giovane paziente. Per reprimere l’accaduto, si affida a sua volta ai consigli del suo psichiatra, prendendo al contempo una grande quantità di farmaci psicoattivi. L’arrivo di un nuovo paziente, che porta sul volto i segni di un grave incidente, non fa che peggiorare la situazione. Soprattutto ora che quel lontano ricordo, non sembra più essere così lontano, né un semplice ricordo…

Dare a Clinical dell’horror, è come dare della commedia a Sette Anime di Muccino. Certo, qualche battuta in quella pellicola la si sente, ma non tutto ciò che fa sorridere è commedia. Allo stesso modo, non tutto ciò che spaventa – o cerca di spaventare – è horror. Se poniamo un genere come lo scheletro in ferro di un edificio, le scelte che rimangono riguardano i materiali e il colore, ma la forma va seguita. In questo caso, Clinical ha un’impalcatura thriller, con qualche balconcino horror e, piuttosto che arricchire, sbilanciano la struttura. Prima ancora di trattare il film, possiamo dire che Netflix si è preso una grossa licenza poetica nell’affidargli il genere. Sostituiamolo, dunque, con thriller – ahimè, studiando psicologia mi vergogno ad allungarlo con “psicologico” – mal riuscito. Iniziamo.

Clinical non apporta nulla, né al panorama thriller, né a quello horror”

A voler salvare qualcosa, in questo film la recitazione è buona. Vinessa Shaw (spesso ricordata per la parte in Le colline hanno gli occhi), qui nei panni della psichiatra Jane Mathis, interpreta il ruolo in modo soddisfacente. Porta sulle spalle il peso di una sceneggiatura ambiziosa ma mai esaustiva, eppure il progressivo deterioramento del suo personaggio convince. Kevin Rahm è invece Alex, un uomo dal volto sfregiato, costantemente tormentato da pensieri suicidi. Ancora una volta, la colpa è del copione: chi lo recita, al di là della popolarità, non delude.

Perpetui atteggiamenti sospetti, visite notturne all’abitazione della psichiatra, spersonalizzazione conseguente al trauma: sono queste le caratteristiche che, fin dai primi minuti, smascherano il personaggio di Alex, negando la sorpresa allo spettatore. L’uomo, tra l’altro, è l’unico antagonista papabile e lo si intuisce già ad una veloce lettura della trama. Nel complesso, il film salta di tanto in tanto dal thriller allo splatter, senza approfondire nulla. La sceneggiatura è ricca di dettagli appena menzionati e, appesantita da un ritmo piuttosto lento, non fa che confondere chi, scovando una produzione Netflix, si aspetta una linea coerente. Ecco, forse l’unica cosa coerente è il mal di testa ai titoli di coda, a volerlo chiamare “thriller psicologico”.


clinical


Assolutamente neutra la figura dello psichiatra di fiducia di Jane, Terry (William Atherton). La ragazza ignora ogni suo consiglio. La sua unica utilità è quella di fornire ricette per nuovi farmaci, che col passare del tempo limano la barriera fra realtà e finzione. Nemmeno il colpo di scena finale salva la pellicola, anzi, aggiunge solo altra verdura a un pentolone già straripante. Se siete masochisti – o facilmente impressionabili – il film come detto è reperibile su Netflix. Il nostro consiglio è di lasciarlo lì dov’è, fino ad un nuovo aggiornamento di catalogo.



LA CRITICA:

IMDb: 5,1/10
Rotten Tomatoes: – (pubblico: 24%)

Titolo italiano: Clinical

Totale
3.8/10
3.8/10
  • Trama - 3/10
    3/10
  • Realizzazione - 5/10
    5/10
  • Impatto - 3.5/10
    3.5/10
User Review
  • Sending
    Trama
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    Realizzazione
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    Impatto

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