Manchester By The Sea: una sceneggiatura da Oscar

by Jacopo
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Manchester by the sea

Manchester by the Sea ha vinto 2 Oscar, tra cui quello per la miglior sceneggiatura. Qual’è la particolarità della sceneggiatura del film?

Quando i film ci danno le parole che cercavamo

Molte sceneggiature – e mi riferisco anche a quelle di altissimo acume e altissima sensibilità – tendono a realizzare quei dialoghi di cui tanto sentiamo il bisogno, ma che raramente accadono nella realtà. Le nostre relazioni – nei momenti di tensione emotiva – il più delle volte si risolvono in monosillabi, fughe, o chiarimenti iper-sintetici.

Eppure al cinema assistiamo continuamente a dialoghi esistenziali ad alta intensità emotiva, che rendono il film uno strumento terapeutico. Si cercano quelle storie in cui vengono rappresentate delle situazioni a noi personalmente note, così da sperare di trovare al loro interno le parole che non siamo riusciti a dire in quei momenti. È una liberazione riuscire ad empatizzare con un personaggio. Ci aiuta a mettere a fuoco quello che non vedevamo bene, oppure ci conferma qualcosa di cui non eravamo certi.

Una sceneggiatura che ritrae fedelmente la quotidianità che tutti conosciamo

Altrettanto importanti però sono quelle sceneggiature che ci mettono in bocca niente di più di quello che già non riusciremmo a dire.

Questo è il caso della sceneggiatura, vincitrice dell’Oscar, di Manchester By The Sea. La sua scrittura magistrale non supera le nostre capacità comunicative, ma si “limita” a rappresentarle. Superficialmente si potrebbe pensare ad una mancanza di creatività, ma la forza sta proprio nel fatto che il copione è così ben fatto che quasi non se ne sente la presenza.

Questo è Manchester By The Sea: una serie di fatti che necessitano di ben poche parole e pochi interventi.

Abbandonare la sindrome del supereroe

Quante volte il dialogo “brillante” viene usato per coprire una trama che altrimenti non andrebbe da nessuna parte? Ma nella quotidianità i dialoghi brillanti sono assai pochi; gli addii non sempre hanno tempo di essere detti e la superficialità relazionale regna sovrana. Ovviamente questo accade non perché siamo una razza di codardi – questo sarebbe banale pessimismo e sterile autocritica – ma perché abbiamo molta paura.

I film e le relative sceneggiature che rappresentano questa paura senza sentire il bisogno di risolverla totalmente nel corso della storia, sembra che ci raccontino poco o niente. Invece ci permettono di assistere a quello che siamo, ai limiti che abbiamo, e ci insegnano a non giudicarci così duramente come altri film indirettamente ci impongono di fare.

Ad esempio tutti quelli sui geni letterari o matematici in cui, appena usciti dal cinema, ci si sente abbastanza insignificanti e, una volta arrivati a casa, si riprende il libro di algebra della prima superiore per verificare se magari, nel corso degli anni, non si sia sviluppato un qualche piccolo germe alla Will Hunting o alla John Nash all’interno del nostro cervello, ma poi ci si accorge che si è rimasti ancora i soliti stronzi.

manchester by the sea a beautiful mind

Imparare ad essere se stessi

Uscire dalla sala – o spegnere lo schermo del computer – e sentire che quello che abbiamo visto non ci ha indicato strade impossibili ma, al contrario, ci ha rivelato quello che forse già conoscevamo, attraverso modelli imperfetti ma familiari, è un piccolo miracolo.

È più semplice amare i personaggi che in qualche modo riescono ad affrontare i loro demoni interiori per amore, o che li compensano con brillanti carriere professionali. È molto più difficile riuscire ad amare o accettare quelli che riescono “solamente” a resistere al proprio dolore, perché in apparenza non hanno nulla di eroico, come accade a Lee Chandler (protagonista del film in questione).

Sembrerà un precetto cristiano, ma riuscire ad accettare la parte meno eroica di sé è l’unico modo per tentare di essere felici in questa vita e, cosa non da meno, per non giudicare continuamente gli altri da un piedistallo troppo alto (tranne i casi in cui è impossibile non farlo).

Manchester By The Sea è un film che ridimensiona le ambizioni personali e aumenta l’umanità dello spettatore, grazie alla sceneggiatura di Kenneth Lonergan e all’interpretazione di Casey Affleck.

Qui potete trovare l’intervista al regista e sceneggiatore del film Kenneth Lonergan: https://www.youtube.com/watch?v=sYHRztdPqcg&t=36s

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