Quando I cancelli del cielo uscì per la prima volta era il 1980 e il cinema americano stava cambiando radicalmente.
Dopo la metà degli anni ’70 la libertà concessa ad alcuni registi-produttori aveva portato a dei successi colossali come Lo squalo, Incontri ravvicinati del terzo tipo e Guerre stellari. Linguaggi e stili stavano mutando ancora una volta. La rivoluzione tecnologica aveva creato grandi aspettative e creato nuove tematiche da raccontare. Si inaugurava un’epoca del sogno (e dell’incubo in negativo) in cui tutto nel cinema sembrava possibile e la realtà era sempre meno definitva.
“I cancelli del cielo fu un flop clamoroso alla sua uscita, ma va rivalutato”
Grazie a questi fattori Michael Cimino riesce a proporre e farsi approvare un copione che era già stato presentato otto anni prima, scritturando come protagonista Kris Kristofferson (reduce dal successo di Convoy) e Christopher Walken (che ancora non si sapeva ma avrebbe vinto l’Oscar per Il cacciatore) con il titolo di Heaven’s Gate. Il budget previsto è di circa 2 milioni di dollari.
Con la vittoria de Il cacciatore agli Oscar, Cimino può permettersi alcuni capricci e impone Isabelle Huppert (non apprezzata dalla produzione) nel ruolo femminile di punta. Intanto il budget schizza a 12 milioni nel giro di una decina di giorni. Cimino è un perfezionista e per ogni ripresa richiede un numero spropositato di ciak, fa costruire e ricostruire pezzi di set e cambia continuamente idea su numerose scelte tentando realizzare scene perfette.
“Costato 40 milioni di dollari, I cancelli del cielo ne incassò meno di 2 negli USA”
La produzione prevede un budget di 20 milioni di dollari, ma invece di bloccare le riprese decide di fidarsi del progetto puntando a qualche Oscar. Cimino blinda il set fino a che un cambio di vertice alla UA obbliga il regista a seguire una tabella di marcia più strutturata se non vuole perdere il final cut del film.
Alla fine il film viene a costare più di 40 milioni di dollari, una cifra assurda per il periodo, con una durata di 5 ore e mezza. Nel frattempo esce un articolo sul Los Angeles Times che racconta la pazzia di Cimino sul set. Il regista viene obbligato a tagliare il film e ne esce una versione di 3 ore e mezza.
All’uscita nei cinema però le cose vanno malissimo. La critica lo distrugge. Il film viene allora rieditato in una versione di 2 ore e 40 minuti, ma ormai il dado è tratto. Il pubblico si annoia e in pochissimi vanno a vederlo. Il film incassa circa 1,5 milioni in USA con una perdita di oltre 40 milioni. In Europa le cose vanno meglio, ma poco importa. E’ la fine di Cimino e dei grandi kolossal storici.
Le motivazioni dietro a questo enorme flop potrebbero essere viste nel desiderio del pubblico di film più immediati, di ritmi più veloci, ma anche nella visione molto critica della storia americana che viene data nell’opera.
Che I cancelli del cielo sia qualcosa di enorme risulta ancora di più oggi. Nel 2012 Cimino ritornò sul suo lavoro dopo essersene distaccato per 30 anni e rimettendo mano al film ne montò una versione definitiva di 216 minuti, quella che possiamo vedere oggi.
“I cancelli del cielo era un kolossal storico forse troppo classico per quegli anni di rinnovamento stilistico. Eppure rivisto oggi è sorprendente.”
Nel film le grandi speranze dei giovani rampolli americani si scontrano con l’incredibile afflusso migratorio che subiscono gli Stati dell’Ovest. Gli immigrati, provenienti dall’Est Europa, si insediano nei territori e spesso si ritrovano a rubare il bestiame degli allevatori autoctoni per disperazione.
Jim Averill (Kris Kristofferson) diventa sceriffo della contea di Johnson in Wyoming dove si inserisce molto bene tra la comunità ungherese. Jim è inoltre innamorato di una giovane prostituta e matrona di un bordello che però condivide con Nate Champion (Christopher Walken), suo amico che lavora come guardia per l’Associazione degli allevatori. La decisione dell’Associazione, appoggiata dal governo, di creare una lista nera con 125 nomi di ladri di bestiame da giustiziare, farà precipitare le cose e darà inizio ad una vera e propria battaglia con la comunità ungherese e Jim Averill.
Il film è davvero uno spartiacque per la storia cinematografica. Dagli anni ’80 in avanti gli effetti digitali cominceranno a imporsi e i successivi kolossal ne faranno sempre più uso. Certo ci si riesce ancora ad emozionare, ma difficilmente, come è stato ben dimostrato per esempio una corsa delle bighe realizzata dal vivo potrà essere migliorata da un computer. Ciò di cui ci rendiamo conto vedendo questo film sul grande schermo è che abbiamo ancora bisogno di sapere che c’è stato un tempo in cui i film si costruivano dal vivo e non venivano disegnati da dei programmatori. Vedere migliaia di comparse che si muovono in una città è diverso dal vederne un milione replicate da un computer.
“Le scene di massa sono davvero intense e alcune sequenze hanno un impatto visivo strabiliante”
Oggi il film risulta ancora più importante perchè attualissimo nelle tematiche sull’immigrazione. Certo è che la trama in sè potrebbe risultare difficoltosa da seguire e da comprendere senza alcune basi di storia del periodo. In sostanza però il film riesce a farsi seguire e le quasi 4 ore passano in un battibaleno.
In definitiva I cancelli del cielo è un film da vedere in questa versione e da vedere al cinema almeno una volta. Purtroppo il ciclo di proiezioni in Italia è già finito, ma speriamo comunque in una pubblicazione futura su Blu-Ray per permettere a chiunque di recuerarlo.
Titolo italiano: I cancelli del cielo
Regia: Michael Cimino
Attori: Kris Kristofferson, Christopher Walken, Isabelle Huppert, Jeff Bridges, John Hurt
Genere: Western, Drammatico, Storico
Totale
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Trama - 8/10
8/10
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Realizzazione - 9.2/10
9.2/10
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Impatto - 9.5/10
9.5/10