City of God (2002): il dinamismo della vita in una favela

by Rosario
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Siamo sulla faccia posteriore della medaglia, nel profondo delle favelas, lontani dalla cartolina di Rio de Janeiro. La maggior parte di chi ci abita è finito qui perché a Rio ha perso il lavoro, la casa; perché è alla ricerca di una seconda possibilità. E’ difficile riscattarsi tra le lamiere, il cemento rovente e l’eco dei proiettili. Ancor più difficile è evitare di imbattersi nelle innumerevoli strade della malavita. Peccato che è proprio a partire da quelle strade che la Cidade de Deus, la Città di Dio ha disegnato la propria piantina. Se non ci siete ancora stati, ora avete la vostra seconda possibilità per scoprire, a distanza di 15 anni, City of God.

La trama di City of God

Tra gli anni ’60 e ’70, nella Cidade de Deus la criminalità arriva a coinvolgere ragazzi e bambini di tutte le età. Tre di loro, conosciuti come il “trio tenerezza” introducono alla malavita Dadinho, un bambino che aspira a diventare il bandito più temuto della favela. Parallelamente a tutto ciò, il coetaneo Buscapé coltiva il suo amore per la fotografia.

Nella Città di Dio, se scappi sei fatto, se resti sei fatto lo stesso.

La realizzazione

La prima cosa che si nota, guardando City of God, è la qualità dell’intreccio narrativo. La storia inizia dalla scena finale. Si compone man mano a seconda dei personaggi trattati. Così, a poco a poco, ci ritroviamo fra le mani i tasselli di un grande puzzle, pronti ad essere assemblati per tornare a quella prima e fondamentale scena. Ora possiamo riconoscere ogni dettaglio che all’inizio avevamo trascurato. La gallina che per poco non viene investita dall’auto della polizia. I bambini che corrono con le pistole in mano. Tutto ci appare chiaro, grazie a un coinvolgente studio di ogni protagonista, a flashback numerosi e mai fuori luogo, al filo conduttore che ritroviamo nella voce di Buscapé.

Zé Pequeno e Buscapé: uno sguardo ai protagonisti di City of God

Agli antipodi della favela, troviamo due personaggi con storie ben diverse. Meglio, due personaggi con scelte di vita ben diverse.

Zé Pequeno è l’apice delle aspettative di un bambino cresciuto col ferro tra le mani e i bozzoli dei proiettili a terra. L’esempio da seguire lo trova nel “trio tenerezza”, il trampolino di lancio a una serie di crimini e omicidi. A ciò consegue un’evoluzione del piccolo Dadinho, che dopo aver raggiunto la forma desiderata nell’infanzia, inaugura il cambiamento con lo pseudonimo di Zé Pequeno.


CURIOSITÁ

Per la scelta del nome, il famoso rapper italiano Gué Pequeno si è ispirato al personaggio appena trattato.


Buscapé, al contrario di Dadinho, si rifiuta fin da subito di frequentare i banditi. Ha un fratello maggiore, per di più membro del “trio tenerezza”. In famiglia non regna affatto la tranquillità e tutti si aspettano – fratello compreso – che un giorno possa arrivare al proprio scopo senza ricorrere alla malavita. Tenterà in ogni modo di astenersi (o quasi) da tutto ciò che sfora nell’illegalità. La sua grande passione per la fotografia, però, lo costringerà in situazioni difficili da gestire, ma inevitabili per raggiungere lo scatto della svolta.

 

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L’impatto

Quel che più colpisce di City of God è il dramma legato a fatti realmente accaduti. Siamo davanti, per l’appunto, a un film biografico. Scene ad alto tasso di violenza e crudeltà non si lasciano attendere, finale compreso. In questo senso, Fernando Meirelles e Katia Lund hanno saputo rendere il dinamismo della vita in una favela, attribuendo un carico drammatico che non sfora mai in routine durante il film. I colpi, in sintesi, si sentono tutti, dal primo all’ultimo. Non ci si abitua mai.

Riconoscimenti

In quanto a premi, la pellicola non ha avuto il ritorno che meritava. C’è da dire che per quanto riguarda gli Oscar, quella del 2004 non era per nulla un’edizione comoda. Un certo Signore degli Anelli – Il ritorno del re si è accanito sul buffet durante la cerimonia, divorando ben undici portate. Molti altri film in gara, come City of God, sono rimasti con l’acquolina in bocca, nonostante l’alto livello. Quattro le nomination: Miglior regia, Miglior sceneggiatura non originale, Miglior fotografia e Miglior montaggio. Una nomination, invece, ai Golden Globe come Miglior film straniero. Meglio ai BAFTA, con Daniel Rezende che stringe il premio per il Miglior montaggio.

Trailer:

Dove recuperarlo:

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Cosa dice la critica?

rotten tomatoes 90% (pubblico: 97%)
imdb 8,7/10

Totale
9.2/10
9.2/10
  • Trama - 9/10
    9/10
  • Realizzazione - 8.5/10
    8.5/10
  • Impatto - 10/10
    10/10

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