Silence (2016): l’uomo e le religioni secondo Scorsese

by Aaron
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Ecco Silence, il film storico del 2016 di Martin Scorsese sull’avventura dei gesuiti nel Giappone del XVII secolo.

Nel XVII secolo in Giappone il cristianesimo è bandito, ma due gesuiti partono alla ricerca del loro mentore, reo di aver rinnegato la propria fede.

Come molto spesso accade, complice il trailer o l’associazione del nome di un regista con un altro tipo di materiale, può capitare che si vada a vedere un film con aspettative completamente diverse. Non è stato il mio caso, ma dalle voci in sala e sul web so che per molti è stato così.
Andando al cinema per vedere Silence, il nuovo film di Martin Scorsese, non bisogna pensare a Gangs of New York o a The Departed. Non ha nulla a che vedere. Anche se i più illuminati tra gli spettatori sapranno che la cinematografia di Scorsese è variegata sia per quanto riguarda i titoli che i soggetti. In realtà a guardare Silence ci vengono in mente più che altro certi film di quel cinema italiano che si dipana tra Bertolucci, Olmi e Zeffirelli, ma rimane un’opera unica e molto personale.

È un film brutto? No, affatto, anzi… È un film davvero sublime, intenso e sofferente che più di una trama porta avanti un’idea. Ci vengono in mente certi artisti del passato che dipingevano soggetti religiosi secondo la propria visione. In questo caso la mano dell’artista è quella di Scorsese e ogni inquadratura, studiata, sembra comporre un dipinto.
Non è un film brutto, ma è certamente un film difficile e non adatto a tutti. Vi è una totale assenza di colonna sonora (anzi, di musica) che lascia spazio a suoni, rumori e dialoghi. Al contrario di ciò che suggerisce il titolo in Silence si parla tantissimo. Di cosa si parla? Si parla della visione giapponese del cristianesimo, delle persecuzioni, della possibilità di un culto di essere accettato, di dottrina e verità assoluta, di dubbi di fede. Discorsi molto seri.

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Silence è un percorso di fede, un film profondamente intimo

È un film che può risultare difficile e pesante se guardato nel momento sbagliato e con il fine sbagliato. Piacerà tantissimo invece a chi lo guarda con occhio storico o religioso. Del resto l’obiettivo è stato esplicitato fin da subito presentandolo in anteprima al Papa in persona.
Condotto da una onnipresente voce narrante, il film è strutturato come un documento, quasi un’inchiesta in alcuni passaggi, del viaggio esteriore ed interiore di due religiosi, ben interpretati da Adam Driver e Andrew Garfield. Come al solito abbiamo due personaggi per dar voce a due differenti approcci religiosi: rigore ed empatia.
Il fine ultimo del film però non è quello di capire chi sia nel giusto tra cristiani e giapponesi (buddisti), ma se la religione debba rimanere salda nei principi o possa permettersi degli escamotage per raggiungere i propri scopi. E per ultimo se sia più saggio interiorizzare la propria fede per un bene più grande.

Non si tratta di un film cristiano e neppure di un film religioso, si tratta più che altro di un film filosofico, praticamente umanista. Potrebbe piacere sia a religiosi che atei, ma lo ripetiamo, sempre avendo la consapevolezza di ciò che si va a guardare e ricordandosi che sarete impegnati per due ore e quaranta minuti.Difficilmente metterà d’accordo l’Academy ed è lecito credere che non lo vedremo candidato nelle principali nomination agli Oscar. Ma costumi, scenografie, trucco, fotografia ed effetti sonori meritano sicuramente la candidatura.

Consigliato a: chi vuole intraprendere un viaggio nella storia e nella religione e ha la testa per farlo.

Consigliato a: chi vuole intraprendere un viaggio nella storia e nella religione e ha la testa per farlo.
La critica:

Rotten Tomatoes: 85% / 69% (pubblico)
IMDb: 7,3/10

Titolo italiano: Silence

Totale
8.8/10
8.8/10
  • Trama - 8.7/10
    8.7/10
  • Realizzazione - 9/10
    9/10
  • Impatto - 8.8/10
    8.8/10
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