Snowden vs. Citizenfour





Oliver Stone porta al cinema l’adattamento delle vicende dello scandalo spionistico dell’NSA

Il 5 Giugno 2013, il quotidiano britannico The Guardian e il quotidiano americano Washington Post iniziano la pubblicazione di articoli riguardo dei programmi clandestini di sorveglianza elettronica utilizzati dall’NSA (National Security Agency) per controllare in tempo reale il traffico di dati in rete ed il loro contenuto.
La particolarità del documentario diretto da Laura Poitras risiede nel trattarsi forse del primo documentario in cui le vicende storiche accadono in tempo reale e non riprese a posteriori come in un “classico” documentario di inchiesta. Fu infatti lo stesso Edward Snowden, informatore e protagonista dello scandalo, a contattare la regista e il giornalista Glenn Greenwald per poter portare alla luce nella maniera corretta e con la dovuta copertura mediatica, ciò che l’NSA e la CIA stavano portando avanti da anni con la giustificazione di proteggere la nazione dall’ondata di Terrorismo in seguito all’11 Settembre.
Il film Citizenfour (2014), premiato con l’Oscar al miglior documentario nel 2015, porta con sé tutta la tensione e la drammaticità delle informazioni e della loro portata, ma anche del personaggio di Snowden. Durante le vicende si evince che le sue preoccupazioni più grandi riguardano la conseguente caccia all’uomo e le difficoltà che esse porteranno alla sua famiglia e ai suoi colleghi, e la paura di non essere stato sufficientemente accorto e di essere sorvegliato e finire arrestato prima che le vicende siano di dominio pubblico. Il tutto è stato ripreso nell’arco di otto giorni, in uno spazio che ha come unica location la camera di albergo di Snowden ad Hong Kong, luogo da lui scelto per non rischiare l’estradizione immediata non appena fosse stato ufficialmente un ricercato. Ma la vera angoscia è palpabile non tanto (o non solo) dalla claustrofobia della location, quanto dalla facilità con cui è si seguono le vicende e la consapevolezza brutale di quanto la tecnologia e le sue comodità forniscano una immediata catalogazione di CHI siamo e COSA facciamo.
Detto questo, il documentario affronta e analizza le implicazioni sociali e etiche della questione, mettendo però in chiaro le intenzioni di Snowden: soprattutto in seguito alle sue preoccupazioni, egli non ha intenzione di nascondersi e restare nell’anonimato, ma rivelarsi in quanto non ritiene di fare qualcosa di sbagliato e, se così fosse, dovrebbe essere una libera scelta della popolazione decidere e valutare se egli sia nel torto o meno.

Il film di Oliver Stone lavora sulla stessa linea definita dal documentario della Poitras, concedendosi qualche libertà narrativa (in quanto pur sempre un film di intrattenimento e non di inchiesta), sia in termini di trama che di immagini. Il regista ritorna a dirigere un film che tocca vicende controverse della storia americana (come con JFK (1991) e W. (2008)) senza però prendere una posizione netta, né tanto meno calcare sui pro e i contro di quel che significa l’essere costantemente sorvegliati. Tutto viene un po’ gettato lì, con il leggero sottotesto che tutto ciò che sta accadendo sia “sbagliato” perché il protagonista si oppone e decide di rischiare il tutto per tutto, per il bene di tutti.
La rosa degli interpreti presenta nomi di un certo spessore, a partire dal protagonista, interpretato da Joseph Gordon-Levitt. Nel film figurano anche Shailene Woodley (la ragazza di Edward), Zachary Quinto (Glenn Greenwald) e Melissa Leo (Laura Poitras), nonché Nicolas Cage in un ruolo minore.
Gli attori si comportano discretamente, seppur il grosso del lavoro di caratterizzazione (per chi conosce i personaggi) lo si deve al trucco e ai costumi. A parte Shailene Woodley, che sembra essere lontana anni luce da ciò che le sta succedendo intorno. Chiamiamola licenza poetica e di narrazione ai fini del film, senza soffermarci sulle doti recitative o sulla scelta registica.
La trama del film si sofferma non solo sulle vicende di rivelazione presentate nel documentario, ma ripercorre anche tutto il percorso di formazione e la presa di coscienza di ciò che sta davvero accadendo nel paese tanto amato da Snowden. Tralasciando le sequenze iniziali, che vengono presentate allo spettatore con il solo scopo di giustificare il patriottismo del protagonista, il film riesce a restituire la stessa sensazione di impotenza e angoscia che caratterizzava il documentario con espedienti semplici (a volte troppo), ma con impatto immediato. Lo spettatore è trascinato nel flusso delle esperienze del protagonista, fino alla inevitabile conclusione che, con un tocco e un intento ben mirato, presentano un piccolo cameo di Edward Snowden stesso, che subentra a Joseph Gordon-Levitt, per ricordare allo spettatore che il film racconta quello che, una volta usciti dalla sala, riprenderemo a fare o condividere con più persone di quel crediamo e che vorremmo.
Categories: Approfondimenti
Lorenzo: Cresciuto come tanti bambini degli anni '90 a pane e film di Bud Spencer, da sempre ama il cinema in tutte le sue forme. Programmatore di giorno e videoamatore a tempo perso, negli ultimi anni ha iniziato a detestare il cinema Americano da Blockbuster (salvo sporadiche eccezioni) e ad apprezzare i decisamente poco blasonati film orientali moderni. È finito che non ha più amici da invitare a casa per un film: preferiscono drogarsi.
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